PICHICHI
Storie da un campetto di periferia
Sabato pomeriggio alle 14.00, calcio di inizio ore 15.00: è l'appuntamento che ogni settimana si danno un folto numero di ragazzi, per la maggior parte di origini peruviane, al campetto di Ponte della Pietra, nell'immediata periferia di Perugia. Uno pseudo rettangolo di terra dove va in scena lo spettacolo del calcio più autentico in un clima di amicizia e sportività. Partite da 5 contro 5, con le squadre che a rotazione si sfidano sul campo. La loro presenza ed il loro entusiasmo hanno un qualcosa di poetico. Le reti bucate ed il fondo sconnesso del terreno non fermano la voglia di questi ragazzi di correre dietro ad un pallone e stare insieme.
“Qui lavoriamo tutti ed il fine settimana è l’unico momento in cui siamo liberi. Il sabato si gioca, la domenica si passa in famiglia. Siamo una trentina di ragazzi, per la maggior parte Peruviani ma ci sono anche dei ragazzi di altre nazioni. Ci conosciamo tutti e chi è nuovo si integra velocemente. Giochiamo tutto l’anno, con la neve, la pioggia o il sole a 37 gradi. Siamo come una grande famiglia e questo campo ci riunisce. Il gruppo è tranquillo, siamo tutti scarsi ma non ci sono invidie”.
Sono le parole di Sebastian, un ragazzo peruviano di 35 anni che, dopo gli studi in psicologia all’Università di Lima, è arrivato in Italia nel 2010. Pensava di rimanere il tempo necessario per mettere da parte un pò di soldi, due o tre anni al massimo. Ha iniziato a lavorare e gli anni sono diventati più di dieci. Oggi lavora come custode per una società di calcio di Perugia, con il sogno di avere in futuro una squadra tutta sua:
“Se potessi avverare un mio sogno, un giorno mi piacerebbe avere una scuola calcio. Tutti mi dicono che è impossibile, che servirebbero troppi soldi. Ma a me piace sognare. I sogni ci fanno vivere, ti alzi la mattina e vai a lavorare con più voglia, perché sai che lo stai facendo per cercare di realizzare un tuo obiettivo”.
Come sottolinea Roberto Fiandaca nell’articolo Calcio e periferie, storia di una (ri)qualificazione mancata (pubblicato il 9 aprile 2018 su Elledecor.com, consultabile integralmente qui), “un campetto di periferia segna il bivio tra un ragazzo senza-un-luogo dove giocare, e un ragazzo con-un-luogo. E questo bivio, forse, è una possibile definizione di urbanistica: la disciplina che si occupa della creazione di quei dove che possono trasformare la vita. […] Michelle Foucault dichiarò che architettura e urbanistica producono effetti positivi quando le intenzioni liberatorie dell’architetto coincidono con la pratica reale delle persone nell’esercizio delle loro libertà. E cos’è il calcio se non un esercizio di libertà? Un esercizio che comincia da un semplice pallone: ne basta anche uno deforme e improvvisato per inventare lo spazio con l’immaginazione e trasformare uno squallido cortile in uno stadio pieno di tifosi”. Ce lo conferma anche Sebastian, con saggezza e semplicità:
“Spazi come questo sono fondamentali per le persone che cercano di approcciare in modo diverso alla vita. A volte non avendo questo i ragazzi fanno altre cose che magari, senza volerlo, li portano verso strade poco sane. Io, grazie a Ponte della Pietra, ho una rete e ho conosciuto molta gente nuova. L’unica cosa che migliorerei sono le reti delle porte, alcuni miei amici invece vorrebbero che fosse rifatto il fondo del terreno o le recinsioni intorno al campo. A me il fatto che ci sia la sabbia piace, devi essere allenato per giocarci. Sono innamorato di questo campo”.
Per alcuni mesi quello del sabato pomeriggio al campetto diventa un appuntamento che non posso mancare. Un giorno, al mio arrivo, trovo i ragazzi intenti nel montare delle nuove reti alle porte: la società per la quale Sebastian lavora ha infatti deciso di sostituire quelle dei campi di allenamento, e lui ne ha subito approfittato per portarle al campetto e dargli una nuova vita. Non c’è invece bisogno di casacche o maglie uguali per ogni squadra. Capita spesso che due avversari indossino gli stessi colori, ma ci si conosce bene e quindi, ci si riconosce. Spogliato dal sistema che esaspera tutto ciò che entra a girare nella ruota del business, il (gioco del) calcio di Ponte della Pietra e dei tanti campetti di periferia conserva preziosamente i tratti e le caratteristiche descritti nell’etimologia stessa della parola gioco, definita come “qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti per puro divertimento”.
“So che non tutto è per sempre – conclude Sebastian – ricordiamoci che abbiamo cicli di vita e nel tempo gli obiettivi cambiano. Ma in questa fase della mia vita, e da più di sette anni, ogni sabato il mio appuntamento è qua, a giocare con i ragazzi”.
Mostre in cui sono state esposte fotografie del progetto:
2022, 24 novembre - 8 dicembre: esposizione collettiva "Storie a scatti". Chiostro di San Fiorenzo, Via della Viola 1, Perugia. Stampe su forex 75x50 e 30x20 cm
2022, 5 - 13 novembre: esposizione collettiva "Storie a scatti". Community & Family Hub di Madonna Alta, Perugia. Stampe su forex 75x50 e 30x20 cm. Pubblicazione nel catalogo della mostra “La città e i racconti”, edito da Luoghi Comuni nell’ambito del progetto Agenda Urbana del Comune di Perugia
2022, ottobre: pubblicazione di contributi fotografici nell’uscita n.7 della rivista “Luoghi Comuni Magazine"